Come primo passo, quindi, i negozianti toscani che hanno deciso di aderire all’iniziativa hanno deciso di non versare Irpef, Ires e Irap del 30 novembre. Un modo per far capire a un governo assente che la pazienza è finita. Quello che chiedono è una “pace fiscale” che eviti così a tanti commercianti il rischio di dover chiudere per sempre la propria attività, schiacciati da spese insostenibili di fronte ai mancati incassi. Chissà se anche stavolta l’appello è destinato a cadere nel vuoto.
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lo stop al pagamento delle tasse è figlio di ” mille validissimi motivi, ultimo dei quali uno che supera e comprende tutti gli altri: le nostre aziende non hanno più risorse e preferiamo continuare a pagare prioritariamente dipendenti e fornitori rispetto ad uno Stato che non comprende, anzi calpesta, le nostre ragioni di esistere”. E ancora: “Nulla a che fare con l’evasione o l’elusione fiscale, dunque, ma una ribellione pacifica e silenziosa contro un sistema statale che continua a trattare le imprese e i professionisti come ‘bancomat’, senza tutela né rispetto. Soprattutto, senza riconoscerne l’importanza: prima dell’era Covid, solo in Toscana le imprese di commercio, turismo e servizi (214mila sul totale di oltre 410mila) garantivano il 75% del Pil (77 miliardi di euro) e il 64% dell’occupazione con 718mila lavoratori impiegati (dati Format Research per Confcommercio Toscana)”.