l’inchiesta riguarda alcuni affari realizzati all’estero, durante l’ultima campagna presidenziale.
Come era arrivato fin lì, peraltro retribuito con uno stipendio da 50 mila dollari al mese? Per mesi è stata una delle domande che ha più impegnato Rudy Giuliani, nella sua veste di avvocato personale di Trump. Nell’ottobre scorso, a poche settimane dal voto, il New York Post pubblicava una mail, recuperata, sembra da un pc dimenticato da Hunter Biden. Era un messaggio che risaliva al 17 aprile 2015, quando Joe era il vice di Obama. L’autore del testo è Vadym Pozharsky, che il tabloid newyorkese, definiva come «un alto dirigente» di Burisma. Scrive dunque Pozharskyi: «Caro Hunter, grazie per avermi invitato a Washington e per avermi dato la possibilità di incontrare tuo padre e di passare un po’ di tempo con lui». La campagna di Biden smentì che ci sia mai stato quell’incontro. L’ex numero due di Obama ha sempre affermato di non aver mai fatto nulla per favorire gli affari di Hunter in Ucraina. Ma è chiaro che «gli affari» del figlio siano vissuti come una mina vagante. Non a caso lo stesso Joe, pochi giorni fa, ha sentito il bisogno di garantire pubblicamente che «nessun componente» della famiglia assumerà un incarico pubblico o intraprenderà una qualsiasi attività nel settore privato che possa essere vissuto come un conflitto di interessi per il nuovo presidente americano.
Hunter Biden, secondogenito del presidente eletto degli Stati Uniti, è al centro di un’indagine federale che riguarda i suoi «affari fiscali»
Sorgente: Il figlio di Joe Biden è indagato per questioni fiscali