Non sorprende ormai più nessuno che le crisi internazionali siano usate dai politici nostrani come arma per lo scontro tra i partiti. Non fa eccezione la recente crisi iraniana, scaturita dall’attacco unilaterale degli USA contro il generale Soleimani.
Ha destato la nostra attenzione un articolo del Messaggero, che approfitta del viaggio in Iran (pare organizzato da tempo) dell’attivista m5s Di Battista per un attacco al partito di Beppe Grillo (Il Messaggero).
La frase che ci colpisce di più è la chiosa finale del giornalista: “L’importante è che l’attrazione legittima per questa nazione di antica cultura non sia dovuta a pregiudizi ideologici anti-occidentali e sia la coperta sotto cui nascondere e da cui fare filtrare il più vetusto anti-americanismo cresciuto nella cultura di sinistra e continuato a lievitare in quella grillesca che le è parente.”
Lette queste parole vorremmo fare due considerazioni: siamo sicuri che la vera destra, quella sociale, non abbia in sé un forte senso di anti-americanismo? E perché definirlo vetusto?
Sinceramente a noi sembra che questa mentalità sia presente un po’ in tutti i movimenti, tranne che nei partiti politici che vanno al governo, poco importa se di destra o di sinistra: ma è logico definirla a priori una scelta negativa? Prima che si trasformassero in partiti di governo, partiti come la Lega, Fratelli d’Italia e l’m5s erano forza apparentemente anti USA. E se si guarda tra le file dell’estrema sinistra ci si rende conto che anche nell’altro campo la situazione è la stessa.
Allora perché le cose cambiano quando si va al governo? E perché si usa la bandiera dell’americanismo per attaccare i propri avversari? Una spiegazione potrebbe essere questa: tramite certi articoli o post politici si cerca di far credere agli elettori che “una certa parte politica la pensa così”; eppure nella realtà le cose sono decisamente diverse.
Prendiamo per esempio il movimento 5 stelle. All’inizio si faceva un gran parlare di una raccolta firme per uscire dall’euro, mentre ora indirizzano i propri elettori ad una tolleranza verso gli errori dell’Europa, chiedono tempo e voti per cambiarla dall’interno rinnegando di fatto tutta la propria storia passata.
Oppure pensiamo alle uscite di Salvini sulla sovranità nazionale, quando si criticava, giustamente, la presenza di centinaia di basi militari Usa in Italia. Che fine hanno fatto questi proclami?
Sembra “quasi” che si cerchi di manipolare la mente dell’elettore facendogli credere che su alcuni aspetti bisogna per forza cambiare idea…
R. D.