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di Orazio Fergnani
Con la gestione dello pseudodecretokiller di Sua Beata Ignoranza Beatrice Lorenzin il governo si è posto almeno tre volte contro la legge costituzionale (cui tutte le altre debbono ottemperare) e almeno una volta contro la logica elementare.
Sto qui parlando della sola gestione dell’atto, tralasciando il contenuto, che contraddizioni ne contiene ben altre.
Con la mancata pubblicazione in Gazzetta viene violato l’articolo 73 della Costituzione (…..”le leggi sono pubblicate subito dopo la promulgazione”…..), ma anche la sentenza costituzionale 163/1963, che conferma l’articolo 73 e lo aggrava, specificando che il ministro della Giustizia ha la responsabilità della pubblicazione, senza poter addurre motivi di ritardo (naturalmente nell’era elettronica è escluso il crollo o incendio della tipografia….).
D’altro canto, non è avvenuta nemmeno la presentazione alle camere, riguardo la quale l’art 77 specifica, per i dl: “Quando in casi straordinari di necessità ed urgenza il governo adotta, sotto sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge, deve il giorno stesso presentarli per la conversione alle camere, che, anche se sciolte, sono appositamente convocate e si riuniscono entro cinque giorni”.Ma è violata anche la logica elementare, poiché il dl è giustificato dalla premessa di necessità ed urgenza, quindi la mancata pubblicazione forma un ritardo che contraddice il requisito di urgenza, e più giorni passano più la contraddizione diviene insanabile: il governo non può più tornare indietro.
Sorge spontanea la domanda: perché si è creata una simile situazione ?
L’ipotesi di una studiata strategia del governo per dilazionare appositamente la pubblicazione in vista di qualche misterioso vantaggio strategico è inconsistente e a questo punto da scartare: infatti il prolungarsi del ritardo rende inutilizzabile il dl, ormai anche per il futuro, proprio perché fa aumentare la incompatibilità con i requisiti costituzionali.
Allora, ricordando che l’art 73 specifica “le leggi sono promulgate dal presidente”, l’unica ipotesi che appare ragionevole è che che il decreto sia stato respinto dal Presidente della Repubblica, che si è rifiutato di firmarlo (motivi possibili non mancano, in forza delle violazioni costituzionali contenute).
Normalmente il Presidente promulgara (entro il termine di un mese) la legge ordinaria approvata dalle camere, salvo respingerla con un messaggio motivato che chiede una nuova diversa deliberazione.
Nel presente caso invece si tratta di un provvedimento deliberato dal governo, per il quale, data la natura del dl, non è ammissibile l’attesa fino a un mese.
L’andamento del valore delle azioni Glaxo sul mercato borsistico è quasi disarmante nella sua luminosa semplicità.
Le azioni erano ultimamente in ribasso.
All’atto del pseudodecreto Lorenzin hanno avuto una immediata impennata positiva.
27.04.17: 1550 eu.
16.0517: 1667,5 eu.
Il periodo è contrassegnato dalla propaganda contro i critici dei vaccini, incluse radiazioni e procedimenti disciplinari pubblicizzati dalla stampa, culminando con la presentazione mediatica del decreto (peraltro poi non pubblicato).
Il rialzo è durato pochi giorni, quindi è ricominciato il calo.
Il quadro è perfettamente compatibile con una ipotesi speculativa razionale: i grandi azionisti, contrariati dalla perdita di valore, hanno fatto pressione e corruzione sui membri della sanità per indurli a licenziare un decreto suicida, in quanto dai contenuti visibilmente esagerati e destinato quindi ad incontrare forti opposizioni, però preceduto un primo effetto pubblicitario propagandistico fortissimo.
L’idea di una enorme quantità di vaccini obbligatori, accompaganata da una immagine di forte determinazione governativa (multe e sanzioni fortissime per gli obiettori, radiazione dall’albo dei contestatori professionali, retorica mediatica spropositata), quindi con un violento impatto emotivo atto a suggerire facilmente prospettive di futuri fortissimi guadagni per il settore, ha spinto i risparmiatori a desiderare un titolo sicuro, dai rendimenti garantiti tramite l’ampliamento di mercato imposto dal governo.
I grandi azionisti hanno approfittato di questo emotivo rialzo iniziale assai forte, vendendo i propri pacchetti azionari.
La combinazione data dal montare delle contestazioni unito alle improvvise massicce vendite ha rapidamente insospettito il mercato sulla bontà effettiva dei titoli, che hanno ripreso a perdere valore: ma chi aveva progettato l’operazione era pronto, ha agito in modo fulmineo, vendendo tutto subito e procurandosi grandi guadagni.
“Compatibile”; naturalmente, non significa “vero”: si tratta solo di una ipotesi logicamente coerente, nulla di più.
Ma gli inquirenti hanno un metodo di verifica semplicissimo a disposizione.
Basterà loro controllare chi abbia venduto grossi volumi di azioni subito dopo l’impennata data dall’annuncio dello pseudodecreto (non pubblicato sulla GU, e quindi finora giuridicamente nullo) e verificare se costoro siano responsabili di favoritismi verso i ministri e i vertici sanitari.
Una inchiesta della magistratura in questo senso potrebbe portare a scoprire molte cose, e identificare tutti i dettagli della ipotizzata manovra speculativa.
Se le cose sono davvero andate come ipotizzato, in tal caso ora agli speculatori non interessa più un fico secco sostenere il governo con finanziamenti di forti campagne mediatiche a suo favore, perchè l’affare lo hanno già fatto, ed il governo può pure arrangiarsi, se anche crolli chissenefrega