Siamo davvero pronti a fronteggiare l’incombente avanzata dell’intelligenza artificiale? Il rischio è quello di non essere più padroni della terra.
Tecnologia che ruba il lavoro o ne crea di tipologie inedite? In teoria potrebbe esserci un’altra possibilità: l’intelligenza artificiale e i robot compiranno il lavoro che gli uomini non potranno più fare e questi ultimi si dedicheranno ad attività umanistiche e artistiche ad alto arricchimento personale. Era la tesi dell’ultimo Marx, quella esposta nel Frammento sulle macchine. Evidentemente nel dibattito attuale le parole del barbuto profeta materialista vengono snobbate: è diversa la congiuntura culturale. Nella seconda metà dell’ottocento si credeva fermamente in un cronico aumento della produttività destinato a rivoluzionare continuativamente il proprio modo di vivere.
Oggi, reduce dalla recessione più profonda dal 1929, il mondo è un po’ meno fiducioso nei propri mezzi. L’idea che l’uomo possa dedicarsi a coltivare se stesso pare utopica, perché la società non è precisamente divenuta un Eden
Sorgente: Il futuro è tra noi (e fa un po’ paura)