Sulla nomina di Montanari le bordate arrivano da lontano, da Reggio Emilia, con una lettera aperta al sindaco Marta Vincenzi scritta dal presidente di un comitato cittadino che, per cinque anni, si è battuto contro la «politica integralista» dell’assessore Montanari. La firma in calce è di Nadia Borghi, che prima ha contrastato la Montanari sulla raccolta differenziata raccogliendo 6.800 firme (ma – dicono i detrattori – senza mai fare una riunione pubblica del comitato, e le firme, in realtà, sarebbero poco meno di 6.000) di altrettanti cittadini scontenti e poi, a giugno, sulla scia del dissenso si è presentata alle comunali nella lista dell’Udc. A dire il vero senza raccogliere troppe preferenze: 37 appena. Ma in proporzione, come la lettera non trascura di ricordare, l’assessore Verde è riuscita a fare anche peggio se, dopo 5 anni in giunta, è riuscita a portare a casa 70 voti in una lista, Sinistra e Verdi, che si è fermata al 2,15%. Abitano pianeti diversi Borghi e Montanari. La prima attacca a testa bassa la raccolta differenziata porta a porta voluta dalla Montanari, «grande integralista ambientale che ha imposto metodi non condivisi, senza saperli neppure gestire facendoci spendere cifre esorbitanti senza alcun riscontro». Ma pur avendo raccolto migliaia di firme contro il porta a porta dei rifiuti il comitato – che a Reggio dicono sia stato sostenuto da Udc, Forza Italia e una parte del Pd – non è riuscito a ottenere il
referendum, nonostante i ricorsi alla magistratura
Sorgente: Tursi, nasce un caso Montanari