C’è un presidente del Consiglio che il giorno delle ultime elezioni era un completo sconosciuto, scelto dal Movimento 5 Stelle e dalla Lega proprio in quanto completo sconosciuto per fare il capo del governo più euroscettico della storia della Repubblica.
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Il suddetto presidente chiese e ottenne la fiducia sostenendo in Parlamento che sovranismo e populismo siano buoni e giusti al punto da essere scritti nella Costituzione italiana: una bestemmia. Quando quell’alleanza finì, il suddetto presidente restò capo del governo: ma di un governo diverso e sostenuto da partiti diversi, stavolta Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, che fino al giorno prima si consideravano reciprocamente mafiosi, pedofili, analfabeti, complottisti, e giuravano che mai e poi mai si sarebbero alleati (uno di questi diceva proprio di non volersi alleare con nessuno: poi in due anni si è alleato con Salvini, Zingaretti, Renzi, Tabacci e D’Alema, e ora sta facendo la corte a Mastella). Oggi che anche quell’alleanza è arrivata al capolinea, tra l’altro senza aver messo mano alle principali eredità politiche dell’alleanza precedente, il suddetto presidente del Consiglio – che intanto è passato a definire «imprescindibile» la propria «vocazione europeista» e presentarsi come l’ultimo baluardo contro «le derive nazionaliste e le logiche sovraniste», perché il mestiere richiede una certa faccia tosta – sta cercando di guidare un terzo governo sostenuto da una terza diversa alleanza, stavolta messa insieme raccogliendo un eterogeneo e improvvisato gruppo di senatori con un’operazione che sia il Partito Democratico che il Movimento 5 Stelle in passato avrebbero chiamato «mercato delle vacche» o «compravendita». Ma attenzione, perché l’ennesimo gruppo parlamentare composto da personaggi imbarazzanti e scappati-di-casa alla fine potrebbe anche non essere necessario: ci sono ottime possibilità che il nuovo governo alla fine sarà sostenuto dalla stessa maggioranza parlamentare del vecchio governo. I veti reciproci espressi perentoriamente qualche giorno fa, infatti, sono già stati superati: quando vale tutto, tutto vale niente. Il paese ha bisogno di risposte, è vero: ma chi dovrebbe dargliele? Facciamo che ci chiamate quando avete finito, dai.
Francesco Costa è giornalista e vicedirettore del Post