A meno di ventiquattrore dal voto, faccio un ultimo tentativo personale per riflettere, con chi vuole, su questo referendum.
Non parerò di nessun partito. Né di quelli che sostengono il referendum (la maggioranza, con più o meno convinzione). Né di quelli che sono contrari (pochissimi, non molto rappresentativi in termini di voti). Perché un referendum ha il grande vantaggio di essere chiaro e preciso: sei per il Sì o sei per il NO? Decidi da solo, con la tua testa. E chissene frega che cosa votano i partiti. Certo, il primo pensiero è al risparmio. Quante belle cose si potrebbero fare con i soldi risparmiati tagliando qualche posto da parlamentare? Scuole, infrastrutture, politiche per il lavoro, sanità, ecc. ecc. Non sono forse più importanti di qualche poltrona per i politici? La nostra “pancia”, i nostri impulsi ci danno subito la risposta. Ma cosa ci garantisce che i soldi risparmiati verranno spesi per queste belle cose? E, soprattutto, se l’unico problema è risparmiare: perché non chiudiamo direttamente il parlamento? Il problema del risparmio è un falso problema. L’unica questione su cui dobbiamo ragionare è: per il nostro paese è meglio avere più o meno parlamentari? Premetto che il cambiamento proposto non è epocale. Se passerà il referendum, non cambierà molto, forse non ce ne accorgeremo neanche. I parlamentari adesso fanno poco. Faranno poco anche se passa questo referendum. Essendo di meno, probabilmente faranno un po’ di meno. Ma poco di meno. Tuttavia un piccolo cambiamento, quasi impercettibile, può comunque avere conseguenze sul lungo periodo. La politica negli ultimi decenni ha fatto di tutto per farsi odiare. La “casta” è sempre più lontana da noi cittadini. In noi persone normali provoca sempre più ribrezzo. La nostra “pancia”, di nuovo, ci dà un impulso chiaro e indiscutibile. Un impulso umano, istintivo, nato da questo sentimento di odio e ribrezzo verso la classe politica. Tagliamo! Eliminiamo le poltrone! Ma i primi impulsi portano spesso a grossi errori. Gli impulsi sono facilmente manovrabili. Impediscono di ragionare. Ragioniamo allora. E’ proprio vero che tagliare il numero di parlamentari vuol dire andare contro la casta? Basterebbe pensare che quasi tutti i partiti, cioè la casta, hanno sostenuto il referendum. Ma avevo promesso di non parlare dei partiti. Quindi ragioniamo: meno parlamentari vuol dire andare contro la casta? Un numero ridotto di parlamentari vuol dire avere dei parlamentari migliori? Parlamentari più vicini agli elettori? Parlamentari che fanno davvero i nostri interessi, di noi che li votiamo? Parlamentari eletti dai cittadini e non dalle segreterie di partito? Allora mettiamo un attimo da parte la pancia e proviamo a usare il cervello, riattiviamo il nostro senso critico: se passerà questo referendum il nostro paese migliorerà davvero? È davvero questa la riforma che serve all’Italia?