Non c’è dolo né colpa, se si inquina in nome della Patria?
I bisnonni morti di tumore. E così la nonna e tre zii. Tutti in linea paterna. Tutti di Teulada. Tutti cresciuti in quei terreni di famiglia a Sa Stoia, il poligono militare a un passo. Sul lato est. Il centro abitato a otto chilometri, dove le colonne di blindati diventano persino un’abitudine. Sino a quanto non ti ammali di cancro. “E cominci a pensare che ci può essere una correlazione tra il tuo tumore e i missili al torio usati per le esercitazioni”. Ruben Bernardino ha la pazienza di chi si è visto obbligato a credere nell’allegria pure su un letto d’ospedale, con il linfoma di Hodgkin che gli mangiava i suoi diciannove anni. Oggi ne ha trentotto. E nel 2012 è andato dritto da un avvocato per “cercare i responsabili”. Bernardino ha firmato uno dei venti esposti depositati in Procura a Cagliari dall’avvocato Giacomo Doglio. Meno di due settimane fa, il pm Emanuele Secci ha scritto che non ha ragion d’essere un processo contro i cinque capi di Stato maggiore indagati, perché “le esercitazioni sono un dovere militare”. Quindi non c’è dolo né colpa, se si inquina in nome della Patria. Eppure lo stesso magistrato inquirente ha accertato a Teulada una contaminazione irreversibile“, fatta anche di “materiale radioattivo“. Solo dal 2008 al 2016 è stata calcolata una pioggia di fuoco da “860.624 colpi“. Il verdetto finale arriverà tra qualche mese, quando il Gip deciderà sulla richiesta di archiviazione avanzata dal Pm e a cui l’avvocato Doglio si è opposto insieme al collega Roberto Peara.“