«Lo scorso anno», spiega Davide Tabarelli di Nomisma Energia, «il contributo del carbone sul fabbisogno energetico nazionale è stato del 6%. In passato era del 15%, realisticamente in tempi brevi si può arrivare al 10%». L’aumento della produzione di energia con il carbone potrà dare un contributo. Ma non basterà.
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Se Vladimir Putin dovesse chiudere i rubinetti, o se l’Unione europea dovesse decidere tra le sanzioni di espellere Mosca dal sistema Swift dei pagamenti rendendo impossibile saldare gli acquisti di gas, con quale energia andrebbe avanti l’Italia? Il piano d’emergenza delineato da Draghi è chiaro. Primum vivere. Riattivare tutto il carbone possibile e potenziarlo. La Germania lo ha già fatto, del resto, per contenere gli aumenti delle bollette e sta persino ricominciando a estrarre lignite dalle miniere.
Sorgente: Energia, già pronte sette centrali a carbone e via le limitazioni al Tap