“sbufalatori”, o debunker, rifiutano a priori qualsiasi idea nuova che esca per un attimo dal pensiero unico-orwelliano politicamente corretto.
Probabilmente anche l’umanista Lorenzo Valla, quando nel 1440 scoprì che la Donazione di Costantino era un falso, si sarebbe sentito affibbiare l’epiteto di “complottista”. Del resto l’affare era grosso: l’imperatore romano, con quell’atto, giustificava il potere temporale della Chiesa. Peccato che la forma latina fosse troppo “moderna” per appartenere realmente al IV secolo.
Soprattutto nella nostra epoca di iperspecializzazione, chi è troppo immerso in una materia, è inevitabilmente condizionato da tutti i dogmi, le influenze e gli interessi compresi in quel ramo ed è spesso impedito, anche in buona fede, nel percepire questioni macroscopiche e di logica elementare che invece non sfuggono intuitivamente a chi è del tutto digiuno della materia.
Il filosofo Costanzo Preve diceva ad esempio che mai, come nella nostra epoca, gli intellettuali hanno detto cose molto più stupide rispetto a quelle dette dalla gente comune.
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Se è la Verità quella che davvero interessa, un contestatore dotato di nuovi argomenti “di rottura” non potrà che fornire un’utile cartina al tornasole.
Ovviamente, c’è L’ONERE DELLA PROVA dal quale non si può scappare e, se si dicono idiozie in modo gratuito, allora è giusto che si venga esposti al pubblico ludibrio, o perfino sanzionati per aver fatto perdere tempo alla comunità o averla inutilmente destabilizzata.
Chi è, però, davvero interessato alla Verità sa che essa si può annidare ovunque, pertanto ascolta tutto con apertura, riflessione logica e valutazione finale.
Sorgente: Tra complottisti e sbufalatori di professione, muore la verità oggettiva