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“La libertà di espressione va esercita con responsabilità. La libertà di parola e la libertà d'azione non hanno significato senza la libertà di pensiero e non c'è libertà di pensiero senza il dubbio. Dire quello che pensi certo ti danneggia in società: ma la libertà di parola vale più di mille inviti.”

  • Categoria dell'articolo:Video / Politica

La Procura Generale dalla Cassazione ha chiesto il processo disciplinare per 10 magistrati coinvolti.

Tra loro Luca Palamara, gli ex togati del Csm Corrado Cartoni, Paolo Criscuoli, Antonio Lepri, Gianluigi Morlini e Luigi Spina e altre figure di contorno.

avverte Salvi, parlando del procedimento disciplinare a carico del parlamentare di Italia Viva e relativo alla riunione all’hotel Champagne, con Luca Palamara, Luca Lotti e cinque consiglieri del Csm allora in carica sulle nomine dei procuratori di Roma e Perugia.

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Sgarbi, in dichiarazione di voto sul decreto carceri, aveva chiesto “una commissione parlamentare di inchiesta per la nuova tangentopoli: Palamaropoli”. Parole che hanno provocato alcune reazioni, tra cui quella della Bartolozzi in difesa dei magistrati. La situazione è poi degenerata con  l’espulsione di Sgarbi portato via con la forza.

 

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Dopo l’espulsione Sgarbi rincara la dose :  “… Io non ho detto nulla di diverso da quello che avrei detto a un deputato maschio…”

“… mi sono limitato a dire sei ridicola, e a evocare il nome di Silvio Berlusconi che l’ha fatta eleggere. Quanto alla Carfagna le ho detto fascista, com’era il suo atteggiamento avendomi impedito non solo di parlare ma di votare. Noto che anche una donna può essere fascista”, ha rimarcato Sgarbi… ”

E ancora: “Un tempo – il Parlamento era il posto della libertà di parola, oggi è il luogo della censura.”

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I due obiettivi della organizzazione e le accuse:

“Da un lato, le trame di oscuri magistrati per assumere il controllo delle procure e orientare/condizionare le inchieste (per agevolare amici e colpire nemici) e in questo senso siamo ai livelli della P2 di Licio Gelli. Dall’altro, l’uso politico dei processi, ovvero colpire e/o agevolare uomini politici legati alle formazioni politiche vicine all’organizzazione.”

” Sopra si parlava di “uso politico dei processi”. Come si sfrutta un processo per fini politici? Molto semplice. E’ necessario che la carta stampata sia del gioco, altrimenti tutti gli sforzi dell’organizzazione non servono se la gente non viene informata (o condizionata) in un certo modo. Il sistema è semplice. Si organizza una inchiesta su un politico scomodo. Non è importante se le accuse siano serie o meno, perchè se la stampa cavalca la notizia in un certo modo il gioco è fatto. Tutto ciò implica legami profondissimi, anche personali con i giornalisti. I nomi sono usciti fuori dalle intercettazioni di Palamara pubblicate sui giornali. Si parla di Marco Travaglio, direttore del Fatto Quotidiano e di Repubblica.”

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Marco Travaglio tira in ballo Mattarella e Napolitano :

“Non c’è bisogno di chat – scrive Travagtlio nel suo editoriale – per sapere che, quando De Magistris osò toccare i santuari politico-affaristico-massonici di Calabria e Basilicata, fu spazzato via prima dai suoi capi e poi dal Csm (tutto) insieme ai pm salernitani Apicella, Nuzzi e Verasani, che stavano scoprendo le sue ragioni, con la benedizione apostolica di Napolitano. Il quale benedisse pure le prime azioni disciplinari contro Woodcock, pm che da Potenza a Napoli rompeva le palle al Pd, a B. (per la corruzione dei senatori) e alla Lega (per i 49 milioni rubati). Quando invece tentarono di fargliela pagare per lo scandalo Consip del Giglio Magico renziano, c’era già Mattarella”. E nella sagra delle accuse non poteva mancare quella sulla guerra intestina alla Procura di Milano tra Edmondo Bruti Liberati e Alfredo Robledo, “scippato del fascicolo su Expo2015 dal suo capo contro ogni regola interna: il Csm diede ragione a chi aveva torto e punì e cacciò chi aveva ragione su preciso ordine dello staff di Napolitano, con lettera su carta intestata”.

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Inchiesta manipulite e l’importanza di una stampa libera :

Nell’estate del 1992 la stampa italiana amplificò la portata dell’inchiesta di Mani Pulite, focalizzandosi sul tema della corruzione come non aveva mai fatto nella storia repubblicana. Il fatto che, ben prima che l’inchiesta toccasse l’apice, i giornali avessero già “sbattuto” la corruzione in prima pagina per mesi e mesi, contribuì probabilmente all’ampliamento dell’inchiesta stessa. In primo luogo, questo convinse i magistrati di avere il sostegno dell’opinione pubblica – il che in gran parte era vero – e ne motivò ulteriormente l’azione. In secondo luogo, l’incessante copertura mediatica convinse imprenditori e politici indagati, o in procinto di esserlo, che ormai convenisse confessare piuttosto che essere travolti, così da abbattere il muro di omertà che aveva ostacolato simili indagini in passato.

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